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venerdì 6 febbraio 2009

Riflessioni della I settimana di Febbraio


Claudia:
> Sto cercando di metterlo nel blog come commento allo scritto di camilla, ma sono imbranata, non riesco, mo' ce riprovo, ma intanto ve lo mando così
> Penso che siamo arrivati finalmente al dunque. Se l'intento di Alberto e Camilla fosse stato quello di lavorare sull'identità individuale, sarebbero probabilmente rimasti in Argentina; mi pare invece che abbiano esplicitamente dichiarato di essere tornati per parlare nel nostro Paese del nostro Paese. 
> Finora, abbiamo sviscerato il tema dell'identità e della perdita d'identità nelle sue diverse sfaccettature, ognuno partendo dalla propria idea e dal proprio "mito di riferimento", come dice Camilla; abbiamo utilizzato esempi e personaggi di vari tempi e paesi, reali e immaginari; la varietà delle proposte e delle interpretazioni ha arricchito la cosiddetta "prima fase" del nostro lavoro, come era negli intenti. 
> Ora però che vogliamo giungere a qualcosa di concreto come uno spettacolo, è necessario che ci mettiamo d'accordo su cosa vogliamo dire e dobbiamo dire tutti la stessa cosa, altrimenti non sarà uno spettacolo. 
> Aspettando di sentire direttamente da Camilla la sua proposta, penso che ciò su cui dobbiamo metterci d'accordo è: che cosa vogliamo dire del QUI e ADESSO, cioè dell'identità collettiva e/o della perdita di questa identità IN ITALIA, OGGI. Credo che su questo si possa avere o trovare un sentire comune. Credo che sull'identità collettiva debba essere il mito di riferimento dello spettacolo, su questo tema dobbiamo trovare che cosa abbiamo da dire, e che invece il lavoro di ognuno sul proprio personaggio possa nascere dalla relazione tra quell'elemento comune deciso insieme e il lavoro sull'identità individuale, facendo tesoro di tutto il materiale accumulato finora. Cioè, ognuno costruisce il proprio personaggio, con la sua identità e il suo mito di riferimento, che si relaziona con il mito di riferimento collettivo sull'identità. 

Piero:

parto da lontano, ma ho bisogno di raccontare questa cosa e per dirmi d'accordo con claudia

 

ad andreino, a catechismo, gli hanno chiesto di pregare per eluana englaro. l'ho trovato nel letto che recitava un'ave maria. non ho indagato cosa gli abbiano raccontato, ne gli ho chiesto il suo pensiero sul tema. mi sono limitato a chiedergli di pregare insieme con me per il papà di eluana. non dicevo un'ave maria da 30 anni, e non mi è sembrato strano; mi è sembrato giusto chiedere conforto per un altro; anche lì dove io ho rinunciato (smesso di) a trovarne 

 

c'è un modo di stare come "identità privata" nell' "identità collettiva" che può essere fonte di smarrimento o di perdita di identità, oppure di ritrovare un'identità. il tema è forte. è attuale. credo che uno spettacolo immerso nel qui/adesso di questa epoca feudale sia necessario.

 

tutto questo merita di essere raccontato come riesce e può farlo uno spettacolo di teatro.

 

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