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martedì 23 settembre 2008

Conversazione con fecit circa L'ANTE-PROGETTO

Cami: Questo lavoro va oltre la mia paternità, o la mia persona. Chiunque può avere qualcosa di più importante in qualsiasi momento. Chiunque può essere colui che mina l'impresa, come colui che l' alimenta. Questa è la sfida, la cosa che (IN SENSO ASSOLUTO) ci siamo intimamente dimenticati, ciò che io voglio ricordare, il messaggio necessario - indispensabile che desidero far circolare.

GABER:"la libertà non è uno spazio libero, la libertà è partecipazione"


Fecit:anche io ho capito cosi

Cami : Molti saranno quelli che prima o poi avranno qualcosa più vicino e più afferrabile. Più concreto perchè più riconoscibile. Dipende da perchè lo fai e da cosa è per te il teatro, cosa sogni che esso sia....

Cami :come reagisco al senso di sostituibilità?
Cami :non lo so
Cami : questo è qualcosa di mio intimo
Cami: lì le porte sono aperte, solo per chi le vede.

Fecit: ho delle idee da portarti. Se la struttura rimane aperta credo che sarà qualcosa di molto bello che si può costruire in modo curioso e strano, ma efficace.
L' argomento dell' identità è vastissimo, è tutto.
Ho una mia visione del farlo....è un lavoro che prende tutti i giorni...chi ci dedica due ore, chi ci lavora costantemente, chi in uno spazio e in tempi diversi...per poi ritrovarsi ogni volta.

Cami: questo è "PRIMA DEGLI OCCHI". QUESTA CONVERSAZIONE è: PRIMA (ante) DEGLI OCCHI, DELLA VISTA, DEL LAVORO TEATRALE come assetto di parametri comunemente riconosciuti, essa è PENSIERO ED INTERROGATIVO circa il teatro e la sua contemporaneità.

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